“Da Trieste in avanti. Temi e prospettive della Settimana sociale”. Pubblichiamo una sintesi dell’intervento del Presidente nazionale dell’Azione Cattolica, Giuseppe Notarstefano, alla tavola rotonda organizzata dall’Istituto Luigi Sturzo il 4 novembre 2024.
Come è già stato sottolineato dagli interventi che mi hanno preceduto, anch’io vedo la Settimana sociale di Trieste in continuità con le edizioni precedenti. Ma anche con interessanti elementi di novità. Trovo particolarmente apprezzabile il desiderio di fare della Settimana Sociale uno spazio di confronto tra il cattolicesimo sociale e politico del nostro Paese, con l’apertura all’invito e alla convocazione di più voci possibili.
Credo che l’esperienza di Trieste abbia mostrato il valore di un impegno cattolico, diffuso e generoso. Un impegno che ha a cuore la vita di tutto il Paese e la cura della democrazia, con al centro la promozione del bene comune. Non si tratta di occupare lo spazio pubblico per difendere solo i propri interessi o quelli della comunità cattolica, ma di agire con un autentico pensiero rivolto al bene comune. Questa attenzione è emersa poco nei racconti della Settimana, e sarebbe importante sottolinearla perché esprime lo stile con cui, grazie anche all’incoraggiamento del magistero di Papa Francesco, stiamo imparando a camminare e riflettere.
Francesco ci ha invitati a una conversione pastorale e a rivedere molte cose, con una prospettiva in cui è centrale il valore dei processi. Questa Settimana sociale ci ha permesso di apprezzare l’importanza di accompagnare e curare i vari passaggi, di mobilitare e attivare le forze verso il bene comune. Anche il presidente delle Acli, Emiliano Manfredonia, l’ha ricordato: da Trieste è emersa una grande ricchezza. Viaggiando per l’Italia incontro comunità ecclesiali vivaci, piene di testimonianze di impegno sociale e civile. Non solo nell’ambito dell’associazione che rappresento, ma anche di altre realtà ecclesiali e sociali. Tuttavia, sembra che questa vivacità non riesca a tradursi in una percezione positiva del Paese, che appare invece in declino. È come se ci fosse una resistenza, una resilienza a fronte delle difficoltà e delle politiche che rischiano di spingere verso il basso, ma a volte emerge anche una straordinaria creatività.
Penso che la Settimana Sociale possa fungere da catalizzatore, come avvenuto in altre epoche storiche, per favorire la coesione e il dialogo. L’obiettivo non è solo quello di organizzare il mondo cattolico, ma di promuovere una generosità evangelica orientata al bene di tutti. A quel “lievito” di cui il Vangelo parla.
Vorrei anche rileggere questa esperienza alla luce del cammino sinodale, non solo del sinodo universale ma anche di quello delle Chiese italiane. Papa Francesco ha chiesto a noi laici, e all’Azione cattolica in particolare, di evitare che il cammino sinodale diventi un esercizio autoreferenziale. È importante che non si tratti semplicemente di regolare alcuni aspetti organizzativi della vita pastorale; piuttosto, dovrebbe essere un’occasione per respirare insieme e ritrovare la capacità di comunicare una fraternità a servizio delle comunità locali e della società.
Infine, mi sembra importante riflettere sul tema delle riforme. Come associazioni, abbiamo voluto rispondere all’invito del Presidente Mattarella, rilanciando la necessità di riforme condivise e fondate su valori costituzionali. In una prospettiva di pluralismo che, lungi dall’essere fonte di conflitto, può essere una ricchezza per la dialettica democratica.
Siamo chiamati a camminare insieme e a considerare le differenze come un’opportunità. Per crescere e confrontarci in modo costruttivo, restituendo alla politica il valore del pluralismo. In questo, l’impegno dei cattolici per il bene comune può dare un contributo prezioso alla coesione sociale e alla qualità del dibattito politico. Come ha ricordato anche Papa Francesco, dobbiamo promuovere una buona politica, capace di valorizzare l’impegno di tanti cittadini che sentono la politica come una vocazione.
In conclusione, credo che la Settimana Sociale possa continuare a essere uno spazio per lavorare verso una politica inclusiva e generativa. Che sappia ascoltare, accogliere le differenze e portare avanti processi dal basso.