Il dizionario della Dottrina Sociale – con il fascicolo numero 2 del 2024 – si arricchisce di una nuova voce: “Democrazia, popolo, partecipazione. La Settimana Sociale di Trieste nel solco di Fratelli tutti”. L’articolo, visitabile sul sito www.dizionariodottrinasociale.it, è a firma di Sebastiano Nerozzi, segretario del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici in Italia.
«La cura della democrazia – ricorda Nerozzi – è una grande urgenza del nostro tempo. Viviamo un’epoca di arretramento della democrazia. Ciò è evidente nei crescenti tassi di astensione registrati in Italia in occasione delle ultime tornate elettorali, particolarmente elevati nelle fasce sociali e nei territori più fragili, fra i giovani e fra le donne; ma anche in un certo “scetticismo” che si registra nei confronti delle istituzioni e delle procedure democratiche». Difficile inoltre – anche in virtù dei linguaggi e stili di comunicazione – il riconoscimento reciproco per un dibattito pubblico che appare «sempre più diviso in opposte tifoserie, animato da personalismi, all’inseguimento di un consenso immediato».
Se la democrazia arretra – non solo in Italia ma anche negli Usa e in Europa – aumentano gli «attacchi frontali che i regimi autocratici e le cosiddette «democrazie illiberali» sferrano contro il concetto stesso di democrazia».
Nel suo articolo Nerozzi ripercorre l’ampia riflessione da parte del magistero sulla democrazia e nota: «La democrazia è, dunque per tutelare i diritti fondamentali e la libertà personale, senza negare ed anzi affermando i doveri di solidarietà sociale che rendono i cittadini parte viva di una comunità e di un popolo». Ma la democrazia esige anche «un’equa distribuzione dei beni, adeguate condizioni di vita, accesso al lavoro e ai beni essenziali, da realizzarsi con un uso responsabile delle risorse in vista del bene comune».
Se la Settimana Sociale di Taranto «è stata una grande occasione per riflettere, approfondire e mettere in pratica alcune indicazioni della Laudato si’ (2015), quella di Trieste trae ispirazione da Fratelli tutti», che ricorda a più riprese come non ci sia democrazia senza partecipazione autentica. «Per curare la democrazia – sintetizza Nerozzi – occorre, dunque, passare da una visione formale della democrazia, intesa come sistema di regole, procedure e tutele, ad una sostanziale e popolare, attenta ai bisogni e alle attese dei più deboli, tesa a realizzare il bene comune e a favorire la partecipazione di tutti i lavoratori». Una democrazia, insomma, «“ad alta intensità”, capace di appassionare i cittadini e intrecciarsi con la loro quotidianità; una democrazia coinvolgente, inclusiva, non elitaria; una democrazia autenticamente popolare, capace cioè di veicolare le istanze e i bisogni del popolo e comporle per costruire un progetto di bene comune».
Decisivo poi il recupero della dimensione di popolo da parte di Papa Francesco: «La Fratelli tutti – indica Nerozzi – spiega con parole illuminanti non solo cosa sia un popolo, ma anche come questo si formi, si mantenga unito ed evolva nel tempo». Non una massa indistinta di individui, ma di persone in relazione, che cresce «nei quartieri, nei sobborghi, nei luoghi della nostra quotidianità, grazie alla convivenza di persone di età, culture, estrazioni sociali, lingue diverse, che tuttavia condividono un’esperienza di vita, fatta di problemi, preoccupazioni, risorse, bellezze o dolori comuni». Un popolo che cresce e matura «nella misura in cui è animato da una tensione e da un desiderio di bene», nella ricerca del bene comune.
La 50ª Settimana Sociale, «luogo di incontro, laboratorio e acceleratore di partecipazione», vuole «avere il gusto e gli ingredienti di una esperienza di popolo, aperta a tutti», e al contempo «far emergere nuovi orizzonti e modalità più efficaci di presenza, di prossimità e di costruzione del bene comune».