A Pietralcina, paese natale di san Pio, lo scorso 9 settembre dieci sindaci e un presidente di comunità montana hanno firmato il “Manifesto per la felicità pubblica”, frutto del lavoro del Laboratorio per la Felicità Pubblica in collaborazione con Base Benevento. Il percorso – sulla scia della Settimana Sociale che si è svolta a luglio a Trieste su democrazia e partecipazione – mira a porre la felicità pubblica al centro delle politiche locali. “Abbiamo riflettuto – spiega Ettore Rossi del Laboratorio per la Felicità Pubblica – su molte questioni: il bene comune, il potere, il dialogo, il progetto, la cura, il benessere comunitario”. Al termine di questi incontri, è nata l’idea di un manifesto che rappresentasse “uno sguardo di chi opera nelle istituzioni, guardando alle questioni del territorio in un’ottica di benessere comunitario”, sottolineando che “la politica non può non occuparsi della felicità pubblica”.
Secondo Rossi, la felicità pubblica è strettamente collegata al concetto di bene comune, e ogni “ferita della gente di un territorio deve essere uno spunto, una lezione per chi opera nelle istituzioni”. Il manifesto mette in evidenza alcuni ambiti prioritari di intervento, tra cui “avere cura delle persone, delle istituzioni, dell’ambiente” e prendersi carico della “fragilità degli altri in un’ottica di sviluppo di medio-lungo periodo”, ma anche di dotarsi di adeguati indicatori oggi disponibili per valutare la felicità pubblica in un territorio.
Un altro punto cruciale del manifesto è l’importanza di legare la felicità pubblica ai processi democratici. Per Rossi “è importante animare la partecipazione”, attraverso strumenti come “dibattiti pubblici, assemblee pubbliche, bilanci partecipati”. Tali occasioni permettono di “coinvolgere i cittadini” in modo attivo, rafforzando il legame tra amministrazione e comunità.
Il manifesto si conclude con una riflessione sul ruolo della politica e dei sindaci. Don Matteo Prodi, che ha accompagnato il percorso, ha evidenziato che il potere deve essere visto come “un servizio per amare le persone che ci sono affidate” e che la politica deve prendersi cura “degli anelli più deboli della catena”. Rossi riprende questa visione, descrivendo un sindaco ideale come “un uomo del popolo, per il popolo e per il territorio”, capace di agire senza “sovrapposizioni tra interessi personali e quelli pubblici”.
Al momento, il manifesto è stato firmato da dieci sindaci e da un presidente di una comunità montana, ma Rossi annuncia che altri sindaci si sono già dichiarati interessati a unirsi. Tra le proposte emerse vi è quella di creare “una delega alla felicità pubblica nelle giunte comunali”, far approvare il manifesto dai consigli comunali e portare queste tematiche nelle scuole.
Andrea Canton