Al cuore della Democrazia

Settimane Sociali

Roma, 26 aprile 2022.
1° Seminario nazionale dei referenti diocesani delle scuole di formazione per l’impegno sociale e politico.
Mons. Luigi Renna, arcivescovo di Catania e presidente della Commissione Episcopale per
i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace.

Mons. Renna: da Trieste una visione, una presenza e un metodo

Pubblichiamo l’intervento di Mons. Luigi Renna, Arcivescovo di Catania e Presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali, al Seminario “Camminare insieme dopo Trieste” del 3 settembre. 

Con il seminario del 3 settembre a Trieste si è aperta una terza fase della Settimana Sociale: dopo la preparazione, la celebrazione – grande “laboratorio di democrazia” dei primi giorni di luglio –  continua il nostro impegno, perché la Settimana non è un evento, ma un processo che vuole incidere sulla nostra testimonianza di fede.
Il Comitato scientifico e organizzatore non è a servizio di un’associazione o di un movimento, ma delle Chiese che sono in Italia, ed è per questo che il frutto di quanto emerso verrà consegnato al Consiglio Episcopale Permanente affinché, nella sessione autunnale di fine settembre, rilanci questo processo per tutte le Diocesi e i territori, insieme ai materiali che in quella sede stati illustrati. Sottolineo che i destinatari di tale “mandato” sono non solo le Diocesi, ma anche i “territori”, cioè la società civile che è abitata e vissuta responsabilmente dai cristiani; come ci ha ricordato la Lettera a Diogneto commentata a Trieste, i cristiani “non abitiamo città proprie”, ma si sentono cittadini e ospiti, allo stesso tempo, in qualunque luogo. L’esperienza delle “Buone pratiche” che hanno arricchito la Settimana ce ne hanno dato conferma, perché sono tutte buone prassi che stanno rigenerando la nostra società civile.
Da Trieste emergono una visione, una presenza e un metodo.
La visione fa eco a quanto affermato già da Giovanni Paolo II nella Centesimus annus (n.46): la Chiesa apprezza il sistema democratico, sostiene che esso è possibile solo in uno stato di diritto e sulla base di una retta concezione della persona umana, esige che si creino strutture di partecipazione e di corresponsabilità. A quanti avessero dubbi – e alcuni li hanno avuti, poco attenti ad una lettura complessiva della Dottrina sociale – appaia chiaro che dietro un “metodo” democratico ci sono una visione della persona che lo sostanzia ed una filosofia del diritto che ne richiama le esigenze. Il Papa della Fratelli tutti, Francesco, ha tracciato un cammino per il futuro, che troviamo non solo in questa enciclica che ci ha esortato a riscoprire l’esperienza di popolo per non perdere di vista la democrazia, ma anche ad un impegno fattivo nella società e nel Paese, con un discorso che è un vero e proprio mandato ecclesiale. Le relazioni del Presidente della Repubblica, del Presidente della CEI, quelle delle assemblee plenarie, le stesse meditazioni bibliche e patristiche ci hanno consegnato dei testi su cui occorre tornare. Ad un docente di teologia morale ho proposto di rileggerli con i propri studenti, e nelle scuole di formazione all’impegno socio-politico: dovrebbero essere ripresi per ripartire da un pensiero solido e lungimirante, approfondendo non solo la Dottrina sociale della Chiesa a cui fanno riferimento, ma anche i pensatori che sono stati ampiamente citati e della cui profondità abbiamo bisogno.
Trieste ci ha lasciato il senso di una presenza, quella del cattolicesimo italiano, che non è al di fuori della storia, ma laddove nel nostro Paese, nell’Europa, nel mondo, c’è da prendersi cura dell’umanità e delle strutture che possono assicurare prossimità, promozione umana, rigenerazione dei territori più sofferenti e abbandonati. Il popolo delle “Buone pratiche” ha dimostrato che non c’è angolo del nostro Paese in cui non si viva questa testimonianza di impegno civile. Ma abbiamo anche sperimentato che i delegati delle Diocesi, con i loro Vescovi e gli uffici diocesani di pastorale sociale del lavoro, sono consapevoli che l’impegno nella società civile e nella politica non deve essere al di fuori del proprio orizzonte, e con coraggio hanno espresso la volontà di proseguire a riflettere, ad animare. Abbiamo sperimentato che la presenza dei cattolici in politica non è tramontata: si sono autoconvocati per conoscersi e per dialogare al di là delle loro appartenenze partitiche, sui valori che condividono, con l’ispirazione profonda che un giorno li ha spinti ad abbracciare la strada della carità politica. La presenza dei cattolici sa mettere in atto quel discernimento comunitario che ha animato le “Piazze della democrazia”, nell’applicazione di quel giudicare-agire, preceduto dal vedere, che fa parte di una tradizione al discernimento che assicura dialogo e democrazia.
Trieste ci ha consegnato un metodo, facilmente percorribile se si vuole costruire democraticamente un Paese, anzi se prima ancora si vuole costruire quella categoria di popolo che Papa Francesco ci ricorda non è mitica, ma mistica: è il metodo dell’ascolto reciproco, di una comunicazione che dà la parola a tutti. È una metodologia molto simile a quella che si sta sperimentando nel Cammino sinodale, ma è stata adattata ed ha preso forma in una maniera originale e sotto certi aspetti rigorosa. Grazie a questo metodo abbiamo raccolto il pensiero propositivo di tutti, che sarà reso noto con le linee che il Consiglio Permanente consegnerà alle Chiese che sono in Italia, affinché il processo, che ha avuto a Triste il suo fulcro, continui.
La 50ª Settimana Sociale richiede a tutti quanti noi che l’abbiamo vissuta un senso di responsabilità nuovo, che è la carità grande che noi possiamo testimoniare a questo nostro tempo e nel nostro Paese nell’Europa: per questo è necessario raccogliere il testimone e continuare a pensare ed agire secondo questo metodo, con questa visione, con questo stile di presenza.