Differenze e convergenze tra “salute” e “sanità”; prendersi cura della persona, delle persone, oltre che curare le malattie; prevenire piuttosto che curare; rapporto sanità pubblica-sanità privata… Sono alcuni dei temi sollevati durante il dibattito su “Salute: curare i diritti di tutti”, una delle “Piazze della democrazia” nell’ambito della Settimana sociale di Trieste. Interlocutori: Silvio Brusaferro, medico, già presidente dell’Istituto superiore della sanità; Silvia Landra, psichiatra, impegnata anche in carcere; Gilberto Turati, economista dell’Università Cattolica. Brusaferro parte proprio dal concetto di salute, dalla cura di sé, dallo “star bene”, e dalla consapevolezza della propria salute, per segnalare che la sanità è lo “strumento” per andare incontro alle persone e alla loro salute.
Landra parla di “festa”: “parlare di salute in una piazza è come restituire ai cittadini stessi qualcosa che appartiene loro”. La tutela della salute è anche “questione esistenziale, chiama in causa tutti, tutti i giorni”. Attorno al tema salute “è possibile, necessario, trovare punti di riferimento collettivi”.
Per Turati parlare di salute significa affrontare questioni di benessere fisico, psicologico, sociale. “Altro sono i servizi socio-sanitari, il sistema sanitario nazionale”; ciò chiama in causa i produttori di servizi sanitari (es. ospedali) e “le modalità con le quali finanziare tali servizi”. Qui entra in gioco la riflessione su sanità pubblica e sanità privata.
Incalzati dalle domande del moderatore, Mario Viglietti, gli interlocutori riprendono il filo del discorso davanti a una piazza Ponterosso affollata e attenta. Brusaferro: “Il bisogno di salute può essere percepito ed espresso, oppure no”. Da qui un focus sulla condizione della popolazione giovanile, con 1,2 milioni di under18 che vivono in famiglie sotto la soglia di povertà: questione che influisce, ad esempio, sull’alimentazione (carenze alimentari o, all’opposto, obesità giovanile). “Molte patologie sono croniche – osserva –, per questo è necessario curare le persone” nella loro integrità.
Landra si concentra sul fatto che occorre “occuparsi dei più vulnerabili: è un’azione positiva che – specifica – fa bene a tutti”, e cita i bisogni sanitari di due luoghi “esposti: il carcere e la strada”.
Turati introduce ulteriori argomenti: da ospedale di comunità a casa di comunità; la correlazione tra prevenzione e cura; rete sociale e rete relazionale.
Brusaferro affronta il concetto di “ruolo essenziale della prossimità, presupposto essenziale perché il servizio sanitario possa funzionare e dare risultati positivi”. Senza trascurare l’impatto favorevole che può essere assicurato dalle nuove tecnologie (cura a distanza).
Al termine viene invocato un “tavolo in cui pubblico e privato possano lavorare insieme” per il bene della salute delle persone.
Il dibattito col pubblico si sviluppa attorno al regionalismo differenziato, si cita Basaglia e la malattia mentale con i problemi degli ammalati e le fatiche delle famiglie “lasciate sole”. Dal pubblico un richiamo perentorio rispetto alla questione ambientale: “Le persone hanno il diritto di non ammalarsi”.
Brusaferro conclude con un messaggio che guarda avanti: “Attraversiamo momenti di crisi, ma anche un periodo che ci mette davanti a nuove opportunità per intervenire, sperimentare, migliorare la risposta sanitaria e la cura della salute”.
(Agensir)