Al cuore della Democrazia

Settimane Sociali

Firenze, 11 novembre 2015.
Il 5° Convegno Ecclesiale Nazionale.

“Verso una Camaldoli Europea”. Prime riflessioni

È stato presentato il 5 aprile, durante un webinar promosso dall’Associazione Nuova Camaldoli, il documento “Verso una Camaldoli Europea: prime riflessioni”, esito di un percorso che si inserisce nel solco delle Settimane Sociali dei cattolici italiani, e in particolare nella scia dell’edizione di Trieste del 2024. In quell’occasione, una delle “Piazze della democrazia” era stata dedicata proprio al tema dell’Europa, raccogliendo l’invito del cardinale Zuppi a rilanciare un pensiero condiviso per il futuro del continente. Questo documento rappresenta un primo passo concreto: non una sintesi definitiva, ma l’apertura di un cantiere di riflessione e confronto. Cinque grandi questioni attraversano il testo, corrispondenti ad altrettanti nodi fondamentali per chi voglia contribuire alla costruzione di un’Europa più giusta, più unita e più umana.

Ridare all’Europa una visione condivisa
Il documento parte da una constatazione forte: l’Europa sembra aver smarrito l’anima, cioè quella visione che l’aveva animata nei suoi inizi. Non può esistere una vera Unione se manca un’idea condivisa di futuro, radicata in valori comuni e orientata alla pace. L’appello è quindi di restituire al progetto europeo una dimensione politica piena, fondata sulla democrazia, la giustizia e la solidarietà tra i popoli. Tra le proposte concrete: una rappresentanza dell’Unione Europea presso le Nazioni Unite, politiche comuni per la pace, e il riconoscimento del ruolo attivo delle città nella costruzione europea, come luoghi privilegiati di coesione e partecipazione.

Economia al servizio delle persone e del bene comune
Sul versante economico, il documento critica la predominanza di approcci tecnocratici e invita a un cambio di paradigma. L’economia europea deve tornare a essere strumento per il benessere collettivo, attenta alla dignità delle persone, alla giustizia sociale e alla sostenibilità.
Viene valorizzato il lavoro di elaborazione già in corso in diversi ambiti accademici e associativi, che punta alla costruzione di un nuovo modello economico ispirato all’economia civile, capace di affrontare disuguaglianze, marginalità e crisi ambientali.

Una cittadinanza europea più inclusiva e consapevole
Il testo dedica ampio spazio alla riflessione su diritti, cittadinanza e partecipazione democratica. L’Europa che verrà non può essere esclusiva, né uniformante: deve invece saper valorizzare le diversità culturali e religiose, garantendo piena cittadinanza a tutte le persone, senza discriminazioni. Si chiede una maggiore educazione alla cittadinanza europea, un rafforzamento della coesione sociale e istituzionale, e il superamento del diritto di veto che spesso paralizza le decisioni comuni. La dimensione dei diritti viene contrapposta alla logica degli interessi geopolitici: solo la “geopolitica dei diritti” può restituire all’Europa un ruolo credibile sulla scena internazionale.

La questione ambientale come responsabilità generazionale
Un’altra forte preoccupazione espressa nel documento riguarda l’ambiente. Dopo alcuni anni di attenzione crescente, la transizione ecologica rischia oggi di essere rallentata o messa da parte. Il testo denuncia questo pericolo e richiama l’Europa alla sua responsabilità generazionale: non c’è futuro senza cura del creato. Il cambiamento climatico, l’inquinamento e la perdita di biodiversità non sono problemi tecnici ma sfide politiche e morali. Serve un patto nuovo tra economia, ecologia e solidarietà, capace di orientare le politiche europee dei prossimi decenni.

Un metodo sinodale per un progetto condiviso
Infine, viene proposta una riflessione sul metodo da adottare: quello della sinodalità, dell’ascolto e del confronto costruttivo. Lo spirito del Codice di Camaldoli del 1943, richiamato sin dall’inizio di questo percorso, è indicato come modello: un lavoro collettivo, plurale, rigoroso e aperto.
Il documento non intende offrire soluzioni già pronte, ma costruire uno spazio di dialogo. La speranza è che, entro l’autunno 2025, si possa arrivare alla redazione di un vero e proprio manifesto per l’Europa, da proporre alle istituzioni civili e religiose, e da condividere con altri soggetti europei. Il cammino è aperto, e ogni contributo sarà essenziale.

 

Andrea Canton