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Instrumentum Laboris: non un documento chiuso, ma l’inizio di un cammino

Instrumentum Laboris: non un documento chiuso, ma l’inizio di un cammino

Non un “documento chiuso”, ma un testo che “deve accompagnare un percorso di lavoro, confronto, azione che arriverà a Taranto e proseguirà anche dopo”. Così Mauro Magatti, sociologo e segretario del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali, definisce l’Instrumentum Laboris, il documento che fa entrare nel vivo il cammino di preparazione all’appuntamento dei cattolici italiani, in programma dal 21 al 24 ottobre 2021 sul tema “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso”.
“Mentre tutti parlano di sostenibilità e ambiente, vogliamo sottolineare che c’è una specificità che il mondo della Chiesa vuole portare: è quella della dimensione integrale, cioè  materiale e spirituale insieme”, rileva Magatti ricordando che “possiamo rispondere alla crisi solo tenendo insieme tutto l’uomo e tutti gli uomini”. Con l’Instrumentum Laboris, si parte “dal Vangelo e dal concetto di ecologia integrale per arrivare alla necessità  di una transizione: non bisogna fermarsi agli enunciati, ma avviare processi di cambiamento reale che passano dagli stili di vita, dai modi di praticare le attività quotidiane, dal modo di fare economia fino alle politiche”.
Per Magatti c’è poi un’altra caratteristica del cammino di avvicinamento a Taranto: il metodo sinodale “che comincia con l’Instrumentum Laboris, che avrà nel capoluogo pugliese un momento per sviluppare alcune istanze e che avrà anche un dopo, che rappresenta il vero banco di prova”.
“L’Italia e il mondo vivono un grande disorientamento perché i modelli economici sono in difficoltà”, ha osservato Magatti per il quale “dopo la pandemia occorrerà fare un passo verso un mondo migliore”. In questo, ha continuato, “noi cattolici abbiamo la responsabilità di portare una visione antropologica ampia, che è il punto fondamentale per cambiare le cose e può permettere di andare al di là di contrapposizioni sterili”. Secondo il sociologo, “la pandemia segna un passaggio deciso per aprire una nuova stagione”  e “Taranto 2021 deve impegnarci a dire una parola che aiuti le nostre società a guardare avanti con speranza”. L’errore da non fare, avverte Magatti, è quello di “dividersi, non essere insieme, dire parole diverse per sottolineare le differenze”. L’Italia, ha concluso, “ha bisogno di un mondo cattolico che, pur nella differenza delle sensibilità, sia capace di aiutare a fare il passo di cui tutti abbiamo bisogno”.