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Settimane Sociali

Non investire in salute significa non investire nel futuro

Non investire in salute significa non investire nel futuro

“Non investire in salute significa non investire nel futuro di un Paese e delle nuove generazioni”. Lo ha affermato Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità, per il quale la pandemia ci ha insegnato che esistono “infezioni da agenti patogeni sconosciuti che sono in grado di sovvertire sistemi sanitari e economici, creando tragedie in termini di vite perse, vite spezzate oltre che di fenomeni di induzione di nuove povertà che impattano sullo scenario internazionale”. Nel suo intervento al talk show realizzato da Tv2000 in occasione della presentazione dell’Instrumentum Laboris, Locatelli si è soffermato sul fatto che “i sistemi sanitari del mondo si sono fatti trovare impreparati”. Per questo, occorre “elaborare strategie concertate per far sì che quanto accaduto non abbia a ripetersi”.
Sebbene tutti “abbiano provato a spendersi, mettendosi a disposizione e profondendo le migliori energie e risorse”, il settore che si è trovato “più in difficoltà” è quello della “medicina territoriale”. Su di essa, ha rilevato Locatelli, “non si è investito”. “Progressivamente, purtroppo, la medicina territoriale – ha spiegato –  ha perso il suo ruolo cruciale, mentre invece nell’ambito della cura il concetto di prossimità è imprescindibile”. “Abbiamo – ha continuato – una classe di medici connotata da un’età avanzata e dalla fragilità degli stessi operatori sanitari, che nella pandemia sono stati esposti al rischio della vita a causa dell’assenza, soprattutto nella fase iniziale della pandemia, dei dispositivi di protezione”. “Questo – ha chiarito il presidente del Consiglio Superiore di Sanità  – è stato un errore da non ripetere, così come quello delle terapie intensive”.