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Settimane Sociali

Presentati gli atti della 49ª Settimana sociale

Presentati gli atti della 49ª Settimana sociale

Non un evento, ma un percorso. Un «punto di svolta» in tema di lavoro e di ambiente su cui costruire il futuro e la cura della casa comune. La 49ª Settimana sociale, svoltasi a Taranto dal 21 al 24 ottobre 2021, ha rappresentato questo per la Chiesa italiana e la presentazione degli Atti di quell’incontro sono «un manuale» da cui attingere nell’agire quotidiano. Certo, ricorda il segretario generale della Cei monsignor Giuseppe Baturi durante la presentazione del volume ieri alla Lumsa, «non possiamo ricostruire il Paese sulla paura, dobbiamo ricostruirlo sulla speranza», e temi come il lavoro e l’ambiente vanno declinati in questa ottica, soprattutto tenendo presente che il centro di tutto è l’uomo. Quindi ogni cambiamento va orientato alla concretezza, «anche perché confidare nei soggetti – aggiunge l’arcivescovo di Cagliari – significa confidare nella capacità creativa di comunità, parrocchie, diocesi e imprese».

La consapevolezza è che siamo arrivando ad un punto in cui non si può invertire la rotta, sottolinea suor Alessandra Smerilli, segretario del dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrarle, ecco perché «bisogna investire rapidamente nella transizione. Diversi futuri sono possibili, quello che ci sarà dipende da ognuno di noi». Agire da soli ovviamente non è pensabile, «ma questa non può essere la tentazione per l’immobilismo» o peggio per il negazionismo – aggiunge – quindi sì «ad una Chiesa che non rimane sui principi ma che cerca di declinati nel concreto», come si è tentato di fare a Taranto. Lavoro e ambiente, così come lavoro e salute sono strettamente collegati e correlati, spiega monsignor Luigi Renna, arcivescovo di Catania e presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali, aggiungendo che occorre lavorare per «promuovere una società resiliente e sostenibile, per non trovarsi di fronte all’alternativa tra lavoro e salute, lavoro e futuro». La responsabilità che si ha nei confronti dell’ambiente «passa attraverso il lavoro che è frutto della creatività dell’uomo». A Taranto, prosegue, «è emersa una cultura nuova del lavoro, perché la metodologia è nuova», visto che affonda le sue radici nella Laudato si’ e sulla certezza che «non esiste una crisi ambientale e una crisi sociale, ma una sola e complessa crisi socio-ambientale». Di qui la necessità di «formare i lavoratori, il mondo politico e la burocrazia alla transizione ecologica».
Punto di partenza di questa riflessione proprio l’incontro di Taranto, in cui – esordisce l’arcivescovo della città pugliese monsignor Filippo Santoro – c’è stato «un punto di svolta nella cura della casa comune, all’interno del cammino sinodale della Chiesa italiana» ed è stata avviata «una nuova narrazione della Chiesa italiana e di Taranto dal punto di vista sociale e ambientale ». Per Taranto, in particolare, non più legato all’Ilva «ma alla possibilità che nasca qui un nuovo tipo di sviluppo». Tutte le Settimane sociali, è stato il messaggio di saluto del rettore della Lumsa Francesco Bonini citando la Settimana sociale del 1991 sulla giovinezza dell’Europa, «hanno portato nel dibattito un elemento di novità che è quello che i cattolici introducono nella vita sociale e alla riflessione, sapendo andare anche al di là».

Alessia Guerrieri

Articolo pubblicato su Avvenire del 10 novembre 2022