Al cuore della Democrazia

Settimane Sociali

Taranto 21-10-2021
Settimane Sociali di Cattolici Italiani
Apertura dei lavori

Tempo di abbracci

Il primo appuntamento della Chiesa italiana dall’inizio della pandemia ha radunato al Palamazzola quasi mille delegati provenienti dalle diocesi, dalle associazioni, dai movimenti e dai gruppi che animano i nostri territori. Un terzo dei presenti era sotto i 35 anni. Ciò ha portato non solo un abbassamento dell’età media dei partecipanti, ma una più elevata competenza. Chi l’avrebbe mai detto? Coi giovani aumenta la qualità, se si parla di ecologia integrale!

Le ferite

Il tema che ha animato le giornate, “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso”, ha messo al centro le questioni della sostenibilità, dell’ambiente, del lavoro, della fraternità sociale. A Taranto hanno trovato spazio le ferite della crisi ambientale, che sono diffuse nel nostro Paese. Ogni territorio ha i suoi siti di interesse nazionale (SIN) che preoccupano. Come ha ricordato mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, “tutto l’acciaio del mondo non vale la vita di un bambino”. Non si tratta di un semplice slogan, ma dell’esplicita richiesta di un cambio di paradigma. C’è un passato da abbandonare senza nostalgie: quello secondo cui il lavoro doveva essere a scapito della salute, l’economia doveva fare a pugni con l’ecologia e la sopravvivenza delle famiglie doveva calpestare la cura dei territori. La stessa industria delle armi si è alimentata di queste assurde contrapposizioni: il lavoro finiva per diventare qualsiasi lavoro (compreso quello di armi distruttive), il commercio rispondeva alle esigenze del business is business e non alla sete di vita dell’uomo e delle popolazioni che soffrono anni di guerre. Le ferite generate da modelli di sviluppo sbagliati sanguinano ancora e hanno bisogno di cure. Ha fatto riflettere la frase di una donna del gruppo delle “Mamme no Pfas” del Veneto quando ha detto, al termine della Messa celebrata nel piazzale della Concattedrale di Taranto: «Prima di tornare a casa vado ad abbracciare le mamme del quartiere Tamburi che hanno sofferto come noi!». Una Chiesa che abbraccia le persone che soffrono è segno di cura e di profezia. Una pagina di Vangelo che continua ad essere scritta!

Questo abbraccio, durante la Settimana Sociale, si è idealmente connesso con l’abbraccio delle buone pratiche. C’è già qualcuno che si muove in direzione ostinata e contraria rispetto alle logiche inquinanti e distruttive. Ci sono cooperative, aziende agricole, comunità, associazioni, famiglie, imprenditori, amministratori… che non si sono rassegnati e hanno costruito l’alternativa. Sono storie da raccontare. Si possono vedere, incontrare e promuovere. Le buone pratiche hanno rafforzato la consapevolezza di non essere né soli né all’anno zero. Ci sono aziende, imprese, esperienze amministrative locali, istituti religiosi, comunità monastiche, parrocchie, scelte virtuose di associazioni o movimenti ecclesiali che si mostrano all’altezza dell’ecologia integrale di Laudato si’. Se ne sono censite 271. Parlano il linguaggio dell’economia civile, dell’inclusione sociale, della sostenibilità ambientale. Sei buone pratiche a chilometro zero sono state visitate dai delegati alla Settimana Sociale per rendersi conto della concretezza di ciò che sta già avvenendo in molte parti del nostro Paese. Tutto questo aiuta a rendersi conto che il bene è già presente. Si fa strada. Il passaggio che manca è forse quello di connettere insieme le buone pratiche riconosciute, per farle conoscere in modo che diventino il motore vivo di un territorio che sa creare lavoro senza mettere in discussione la sostenibilità ambientale. Ecco perché la transizione ecologica, di cui tanto si parla in questa stagione, è molto meno della conversione ecologica. Ne è parte integrante, ma senza conversione del cuore e degli stili di vita non è possibile parlare di sostenibilità. I casi diffusi di greenwashing stanno lì a dimostrarlo: si può costruire l’esclusivo profitto individuale anche attraverso investimenti ecologici. Aumenteranno i soldi spesi nel green, ma non sarà cambiata la cultura. Il processo culturale va preparato adeguatamente e per tempo. Per questo assume valore di profezia l’indicazione di papa Francesco in Laudato si’ 219: “Ai problemi sociali si risponde con reti comunitarie”.

Carbon free

Chissà, forse molti cuori che hanno seguito i lavori della Settimana Sociale in presenza o online si saranno chiesti: e ora che facciamo? Le proposte per il cammino nei prossimi mesi e anni espresse da mons. Santoro si collocano sulla scia dell’urgenza di costruire comunità. Ha parlato di comunità energetiche, di comunità carbon free, di comunità caporalato free e di alleanza sociale che non dimentichi il ruolo attivo del Terzo Settore. L’idea è che il cambiamento dal basso sia parte della transizione ecologica. Scelte concrete danno forza alla stessa dottrina sociale della Chiesa che cammina con le gambe di chi la vive ogni giorno. Basti guardare al mondo dell’impresa sociale che è attenta all’inclusione attraverso il lavoro e che, allo stesso tempo, valorizza territori attraverso il biologico o il recupero di materiali. Dal basso si formano le coscienze che vengono sensibilizzate all’acquisto critico e responsabile. Insomma, nulla rimane come prima quando l’istanza di giustizia e di inclusione sociale prendono il sopravvento. Da qui la richiesta che a tutti i livelli, di amministrazioni pubbliche o di aziende private, di mense scolastiche o di imprese si tenga conto dei criteri sociali e ambientali per le gare di appalto. I giochi al ribasso e le vendite sottocosto segnalano molto spesso iniquità nascoste nel riconoscimento del lavoro, nello sfruttamento delle risorse e nell’inquinamento dei territori.

La sfida che attende la Chiesa è trasformare le ferite aperte e ancora sanguinanti in feritoie di speranza. Il pianeta che speriamo non dev’essere solo bello a vedersi, ma anche giusto da abitare! Per affrontare i gravi problemi della crisi socio-ambientale i giovani hanno indicato la strada dell’alleanza. Si tratta di un paradigma che merita di essere preso sul serio. L’alleanza è un cammino, un processo rigenerativo, perché ricuce e riconcilia. È balsamo sulle ferite! Ci sono sofferenze per divisioni tra territori, tra persone, dentro e fuori la Chiesa. La contrapposizione di interessi spinge a far prevalere la legge del più forte, anziché l’ascolto delle persone. Talora sembra vincere semplicemente chi grida di più…

Manifesto dei giovani

Il protagonismo dei giovani ha portato a stilare un manifesto sottoscritto idealmente da tutti i partecipanti. L’idea della corresponsabilità condivisa appare quanto mai attuale: si richiede a tutti di essere generativi per prenderci cura della creazione e delle relazioni sociali. L’idea di far fiorire l’ambiente è molto importante: la cura per il territorio passa attraverso il “fare squadra” che tenga insieme la diocesi, le parrocchie, le associazioni, le amministrazioni, le aziende… per il bene comune! Non è questione d’età ma di animo. Il messaggio è forte e chiaro: quello che ciascuno può osare deve essere osato! Nessuno deve chiamarsi fuori o si deve sentire escluso dalla transizione che interpella tutti indistintamente.

Il sentiero è tracciato: occorre costruire comunità che si prendono cura, che vedono nelle relazioni una ricchezza e che guardano al territorio come un dono da custodire. Gli stili di vita aperti alla fraternità e all’ecologia integrale sono possibili per tutti. Riguardano i politici e gli imprenditori giù giù fino al bambino e allo studente che frequentano una scuola di periferia. Il pianeta che speriamo è gioia nostra. A portata di cuori, di menti e di mani. Non di sole COP o di piani di ripresa si alimenta la speranza del mondo. Servono nuovi modelli di convivenza. Pacificati e pacificatori.

 

Pubblicato su “Mosaico di pace” (dicembre 2021)