Al cuore della Democrazia

Settimane Sociali

A Trieste le buone pratiche dei Consigli comunali dei ragazzi

A Trieste le buone pratiche dei Consigli comunali dei ragazzi

Partecipare, fin da piccolissimi. Alla 50ª Settimana sociale di Trieste sarà data l’opportunità di conoscere tante storie di buone pratiche che hanno avuto il merito di incarnare i valori di democrazia e di partecipazione. Tra queste, troveranno spazio anche i Consigli comunali dei ragazzi: iniziativa nata in Francia, nel 1979, a Schiltinheim, poi diffusasi a macchia d’olio in tante città europee. In Piemonte, dove i Consigli comunali dei ragazzi sono più di duecento e continuano a crescere, una recente legge regionale approvata da tutte le forze politiche ne prevede il rafforzamento e il sostegno finanziario. Monica Canalis, della pastorale sociale dell’arcidiocesi di Torino, racconta come i Consigli comunali dei ragazzi, che in Piemonte hanno al loro interno bambini e ragazzi dalla terza elementare alla terza media, sono sì istituiti con delibera dal Consiglio comunale degli adulti, ma vivono della collaborazione con gli istituti scolastici e le famiglie: “I ragazzi – spiega Canalis – votano il loro sindaco e i loro Consiglieri comunali. Sperimentano così, non per gioco, ma per davvero, la dinamica democratica. Una volta eletti i Consiglieri comunali dei ragazzi devono realizzare delle progettualità con l’aiuto degli adulti”.

Dopo la pandemia, in Piemonte si è assistito alla rinascita di questi organismi, sia per numero che per attività. E nelle progettualità scelte dai ragazzi si intravvedono le loro priorità: “tra le iniziative promosse da questi Consigli – racconta Canalis – ricorrono soprattutto i temi ambientali, quelli della pace e quelli dell’inclusione dei loro compagni con disabilità o con difficoltà linguistiche per la loro origine straniera”. Ma il risultato più importante, forse, è la “scuola di democrazia” che questo lavoro presuppone. “Abbiamo visto che molti di questi ragazzi, negli anni, una volta maggiorenni si candidano e vengono eletti nei Consigli comunali degli adulti. Questo significa che hanno davvero interiorizzato i principi della democrazia e del conflitto. È una bella esperienza per l’intera comunità, perché si crea un luogo accogliente per dare voce alle nuove generazioni che non hanno ancora diritto di voto”.
Tra gli ostacoli principali per l’istituzione di questi Consigli comunali è l’eccessiva frammentazione dei Comuni, tanto che in molti paesi più piccoli, anche sotto i mille abitanti, si è proceduto alla creazione di Consigli intercomunali. Fondamentale, ancora una volta, la collaborazione con le scuole: l’interesse dei dirigenti scolastici e degli insegnanti è decisivo perché queste realtà vedano la luce.
La lezione dei Consigli comunali dei ragazzi a Trieste, per Canalis, sarà nella direzione di “un sì convinto della Chiesa italiana alla democrazia”, perché “solo dove c’è democrazia si rafforzano i legami di comunità e di fraternità tra le persone. Non basta esercitare il voto, ma rafforzare nella coscienza dei cattolici la consapevolezza che il potere in democrazia ha dei limiti, non è assoluto. Senza divisione dei poteri e senza l’interesse dei cittadini la comunità si sfilaccia, e le prime persone a farne le spese sono i deboli, gli anziani, le persone con disabilità, i bambini, gli stranieri e i poveri”. In questa sfida non possono mancare i corpi intermedi, come la Chiesa, i sindacati, i partiti, le associazioni, le cooperative: “attraverso queste istituzioni – conclude – si esprime la vita democratica ben oltre il semplice momento del voto”.

Andrea Canton