La Settimana sociale “non è una celebrazione circoscritta ad alcuni giorni, ma è un processo che si è avviato e che avrà un seguito”. Mons. Luigi Renna, arcivescovo di Catania e presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici in Italia, da Assisi – dove si è svolto l’8° Seminario invernale di pastorale sociale – lancia lo sguardo all’imminente appuntamento di Trieste. “In questo momento – osserva mons. Renna – nelle diocesi, negli uffici di pastorale sociale e del lavoro, nelle associazioni e nelle comunità si sta riflettendo sui benefici e sulle fatiche della partecipazione. La riflessione, però, parte dal vissuto, non dalle opinioni”. Obiettivo è che l’Italia, che nel Documento preparatorio è vista come il Paese dei ‘senza’ (senza popolo, senza donne, senza studenti, senza bambini) “si riscopra come un’Italia che sa accettare le sfide che ha di fronte e avvii una nuova narrazione, la narrazione di una presenza che, seppure in forme nuove, presidia i nostri territori e li rigenera”.
Mons. Renna ricorda che non ci saranno conclusioni già scritte da approvare, ma ci si affiderà al discernimento dei delegati, ma anche al “contagio” delle buone pratiche e delle discussioni delle piazze tematiche. “Emergerà una visione che forse potrà essere poliedrica – ammette – ma il poliedro non è una figura imperfetta, come ci ha insegnato papa Francesco, è piuttosto quella figura che meglio esprime la complessità della nostra realtà ma che ha un centro. Il nostro ‘centro’ è quello di chi, annunciando il Vangelo, vuole promuovere l’uomo; e come promuovere l’uomo in una società se non assicurandogli la partecipazione ad una vita democratica?”. Mons. Renna anticipa il cammino che nascerà dai giorni di Trieste, per una “rigenerazione della partecipazione nei nostri territorio che partirà dall’esistente” nella centralità della persona umana.
Una parola, poi, risuonerà anche a Trieste: sinodalità. “Il cammino sinodale – spiega l’arcivescovo – non è estraneo alla Settimana Sociale, che anzi del Sinodo assume i metodi. Si tratta di assumerci la responsabilità di partecipare in prima persona dal punto di vista ecclesiale, ma anche, per chi ha fede, è importante una presenza significativa anche nel mondo, che poi, nella società civile, si traduce in scelte concrete. La Chiesa e la società non camminano in parallelo, ma camminano insieme. Siamo cristiani che vivono nel mondo e portano tutta la ricchezza della loro profezia”.
Secondo mons. Renna, la presenza a Trieste di Papa Francesco sarà “un grande incoraggiamento a tutte le Chiese che sono in Italia”, e un aiuto a rileggere la sua enciclica “Fratelli tutti” che “parla di una fraternità che si declina nell’essere popolo”. “Non si può – conclude – vivere la democrazia se non si ritorna ad essere popolo. Attendiamo la presenza di Papa Francesco come quella di un pastore che ci conferma e che ci indica nuove vie che mettono al centro la persona”.
Andrea Canton