Questo tempo di pandemia ha messo a nudo, a volte esaltandolo grazie alla solidarietà, a volte frenandolo a causa delle diseguaglianze, il valore incommensurabile della persona. Ci ha fatto capire quanto il bene comune dipenda certo dai governanti, ma ugualmente dipende molto concretamente da ciascuno di noi. Non siamo stati fermi dentro a tutto questo e, con i mezzi a disposizione, abbiamo attivato incontri, confronti soprattutto con i giovani; abbiamo ascoltato situazioni e storie di vita, chiesto aiuto e provato ad aiutare. Ci siamo interconnessi con realtà istituzionali, con amministrazioni, con associazioni datoriali, con imprese, con le nostre comunità, gruppi ed associazioni, con persone che in questo periodo hanno perso tutto e con altre che hanno guadagnato più di prima. Ne è uscita una riflessione lunga e articolata, che abbiamo ritenuto possa servire anche ad altri in tutta la sua ricchezza.
Abbiamo scelto di approfondire alcuni temi a noi cari e che riguardano il mandato specifico che la Chiesa di Bergamo affida all’Ufficio della pastorale sociale e del lavoro, che più ancora sentiamo affidati alla nostra responsabilità dagli uomini e dalle donne di oggi, dai nostri bambini e bambine che meritano di ricevere da noi il mondo e la società migliore possibile per la nostra vita. Sentiamo un compito di pensiero ed azione che appartiene in modo radicale a quella che proviamo a far essere la nostra Fede.
Per fare questo abbiamo scelto di prendere come linee guida le grandi tematiche delle Encicliche sociali con particolare attenzione alla “Laudato si’” e poi “Fratelli tutti”. Lo sguardo è ampio e i soggetti coinvolti sono di diverse provenienze ed appartenenze e con ruoli sociali o professionali di varia estrazione. Crediamo profondamente che solo la moltiplicazione degli sguardi e la diversificazione dei livelli di approccio alla vita con le sue grandi questioni possa avvicinarci non solo alla soluzione di problemi complessi, ma anche alla verità che si riassume tutta attorno alla dignità delle persone e nella costruzione del bene comune, a differenza dell’individualismo che porta ad escludere le persone ed a mortificare il pianeta.
Con grande umiltà ma impegno sincero, vogliamo offrire riflessioni tanto sul futuro, quanto sull’esperienza che abbiamo fatto che ha messo in evidenza questioni e storture dei nostri stili di vita, economia e finanza, lavoro, struttura sociale e istituzionale. La speranza che muove questo nostro piccolo impegno è che davvero si possa comprendere un poco perché parliamo di modelli di sviluppo da cambiare se vogliamo assicurare all’umanità un futuro non più segnato da apocalissi come questa o da altre che non passano necessariamente da malattie, ma che hanno ugualmente impatti altrettanto devastanti.
Don Cristiano Re, Stefano Remuzzi e i collaboratori UPSL Bergamo
Il Documento allegato nasce da una rielaborazione dei contenuti emersi dai giovani partecipanti al percorso “SAY Y.E.S. – YOUNG FOR ECONOMY AND SOCIETY” costruito e promosso da: Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro, Acli provinciali di Bergamo, Fondazione Centesimus Annus Pro Pontefice e UCID.