“La Cop28? È andata molto meglio di quanto ci si potesse immaginare”. Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS e già Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti del Governo Draghi, a pochi giorni dalla conclusione dei negoziati di Dubai sul clima guarda al bicchiere mezzo pieno. “Le conclusioni – spiega – sono state molto importanti per almeno tre ragioni: in primis, già al primo giorno, è stata confermata la creazione di un fondo ‘Loss and Damage’ che i Paesi sviluppati dovranno alimentare, speriamo in modo consistente, riconoscendo la responsabilità storica di questi ultimi di aver provocato la crisi climatica”. La seconda ragione del successo della Cop28 è che tutto il mondo ha scelto di seguire l’esempio dell’Unione Europea: “Nel 2019 l’UE aveva annunciato l’impegno a diventare il primo continente Carbon Neutral nel 2050. Già altri l’avevano seguita. Oggi, con Cop28, tutti i Paesi hanno detto che questo è l’obiettivo, e non era affatto scontato. La Cop28 ha definito poi il 2030 come tappa intermedia, con una serie di impostazioni che ricalcano di fatto il Green Deal europeo: questo conferma il ruolo importantissimo che l’Unione Europea ha su questi temi per tutto il mondo”. Il terzo impegno riguarda la riduzione graduale dell’uso dei combustibili fossili fino alla loro esclusione: “Ora si chiede un impegno dei singoli Paesi, che però non è obbligatorio, e occorrerà un’analisi continua di quello che ogni nazione farà, tra cui l’Italia, per essere coerenti con Cop28”.
Per Giovannini, dunque, “ora spetta a tutti noi essere coerenti con questo impegno attraverso le politiche, attraverso scelte di impresa e anche scelte individuali”.
Negli ultimi giorni le trattative sembravano arenarsi sulla prospettiva dell’eliminazione totale dei combustibili fossili. Ma un mondo senza fossili è possibile? “Oggi no – taglia corto Giovannini – perché non abbiamo ancora una tecnologia che consenta di assicurare la quantità di energia di cui abbiamo bisogno a costi limitati per tutto il mondo. Ecco perché è così importante investire sulla ricerca, sia sul fronte dell’efficienza energetica, sia su quello delle rinnovabili e sia di soluzioni come la fusione che oggi non sono minimamente alla nostra portata ma che tra 20 o 30 anni potrebbero diventare la soluzione del problema”. Che fare, allora? “Dobbiamo guadagnare tempo. L’impegno che ciascuno deve mettere in questa trasformazione serve proprio a guadagnare il tempo necessario per permettere agli scienziati di trovare soluzioni praticabili per un’energia rinnovabile ed estendibile a tutto il mondo, in un cammino di applicazione di quella che ci cattolici definiscono ecologia integrale”.
Anche i cattolici, che hanno dedicato la Settimana Sociale di Taranto nel 2021 ai temi ambientali e che a Trieste, nel luglio 2024, rifletteranno sulla partecipazione, sono chiamati ad un ruolo di primo piano in questo percorso. È di poche settimane fa l’approvazione da parte dell’Europa dei decreti attuativi che danno il via libera alle Comunità Energetiche Rinnovabili, uno dei frutti principali della Settimana Sociale di Taranto: “La scelta di puntare sulle Comunità Energetiche – osserva Giovannini – non è solo importante, ma anche corretta: la parola ‘comunità’ in esse contenute è altrettanto importante quanto l’energia nei termini della transizione ecologica, perché questa è un’impresa collettiva in cui serve l’impegno di tutti. In Italia ci sono ancora tante resistenze e tanti negazionismi. La mia speranza è che con il diffondersi delle Comunità Energetiche ci sia un numero crescente di persone che finalmente comprendano, anche sul loro portafoglio, quanto sia vantaggiosa la transizione ecologica anche dal punto di vista economico”. Giovannini auspica ancora maggiore entusiasmo da parte dei cattolici in Italia su questo fronte: “La scelta delle Comunità Energetiche può essere rafforzata con un annuncio più deciso delle encicliche di papa Francesco, la Laudato Si’ prima e la Fratelli Tutti poi, che contengono una visione straordinariamente apprezzata all’estero e che può avvicinare di più i giovani, molto attenti su queste tematiche”.
Andrea Canton