Al cuore della Democrazia

Settimane Sociali

L’appello delle associazioni cattoliche: “il dovere della politica è la pace”

L’appello delle associazioni cattoliche: “il dovere della politica è la pace”

di Marco Iasevoli

L’idea è nata ritrovandosi sul palco insieme, venerdì pomeriggio, a Trieste, per parlare a reti di amministratori locali accorse nella città giuliana per avviare un confronto sulla prossima Settimana sociale. È davanti ad un pubblico più folto di quanto ci si aspettasse che i presidenti e leader di Acli, Agesci, Azione cattolica, Comunione e liberazione, Comunità di Sant’Egidio, Mcl, Movimento politico per l’unità e Rinnovamento nello spirito hanno deciso di lanciare, insieme, un segnale più forte: sottoscrivere proprio a Trieste un appello per la pace rivolto non solo ai governi e ai rappresentanti delle istituzioni, ma anche e soprattutto ai candidati alle prossime elezioni europee. Il documento è stato ufficializzato ieri, proprio a margine dei lavori svolti nella città giuliana in preparazione all’evento di luglio che vedrà intervenire papa Francesco e il capo dello Stato Sergio Mattarella.
Il testo nei prossimi giorni sarà aperto alla sottoscrizione da parte di singoli cittadini e di altre associazioni, movimenti e comunità, ecclesiali e non. Già ieri è arrivata la firma dell’associazione dei docenti universitari dell’Aidu. L’intento dei presidenti e responsabili nazionali che hanno formulato l’appello è proporre esplicitamente l’adesione alle forze politiche e ai candidati alle Europee.
«Ci siamo incontrati in questi giorni a Trieste – scrivono le principali realtà laicali del Paese – per riflettere sul tema della prossima Settimana Sociale, dal titolo “Al cuore della democrazia”, e abbiamo condiviso l’urgenza di rivolgere insieme un appello accorato per la pace ai leader dei governi, ai rappresentanti delle istituzioni e in particolare a coloro che si candidano a guidare l’Unione Europea. Emerga con decisione un impegno condiviso per una Pace fondata sul riconoscimento dell’infinita e inalienabile dignità della persona».
Sulla scia del magistero e degli appelli di papa Francesco, riportati nel testo, le associazioni ricordano che «la guerra non è mai stata la soluzione dei conflitti e delle tensioni tra popoli e nazioni, ma ha sempre causato morte e sofferenza per tutti e in particolare per i più deboli, che pagano e pagheranno sempre il prezzo più alto». «La guerra – è scritto nell’appello di Trieste – è una sconfitta del diritto e della comunità internazionale e dell’umanità intera». In presenza di «armi sempre più potenti e dagli effetti devastanti per le persone e per l’ambiente», i presidenti, a nome delle proprie organizzazioni, esprimono «un giudizio comune e chiaro: la pace è il dovere della politica. Un ostinato e creativo dovere». Di più: «Oggi più che mai, la politica è “la più alta forma di carità” se persegue la pace».
Tutto è nato su un palco venerdì a Trieste, dunque. Lì, intervistati dal direttore di Avvenire Marco Girardo, hanno preso la parola Emiliano Manfredonia (Acli), Francesco Scoppola (Acli), Giuseppe Notarstefano (Ac), Cesare Pozzoli (Cl), Adriano Roccucci (Sant’Egidio), Guglielmo Borri (Mcl), Argia Albanese (Movimento politico per l’unità), Giuseppe Contaldo (Rns). Il loro confronto è proseguito anche ieri, e ha trovato sintesi nell’appello che guarda a quella Unione Europea «sognata sulle macerie della guerra e costruita sull’utopia della pace». «Tutti noi – è l’impegno – ci sentiamo responsabili dell’eredità di politici europei, credenti e non, che hanno anteposto la vita e le ragioni che uniscono dinanzi a ciò che divide». Alle forze politiche e ai candidati che si proporranno ai cittadini l’8-9 giugno le realtà associative chiedono di «assumere esplicitamente la responsabilità di porsi come interlocutore per la pace, proponendo senza riserve la via diplomatica e della vera politica. Non possiamo rassegnarci – si continua – al fatto che la retorica bellicistica e la non-cultura dello scontro invada la nostra vita dalle relazioni personali alle relazioni sociali e politiche».
Le realtà che hanno redatto e sottoscritto l’appello, e che ora lo propongono al Paese, sono però consapevoli che la pace non è solo responsabilità della politica. Tocca anche a chi presta un servizio alla formazione delle coscienze assumere impegni. Le associazioni, i movimenti e le comunità cristiane non si tirano indietro: «Continueremo a impegnarci sul terreno educativo e formativo, nella solidarietà concreta verso i più deboli e le vittime delle ingiustizie, nel dialogo per il bene comune con le donne e gli uomini di buona volontà».
Il testo integrale dell’appello di Trieste per la pace: 
Ci siamo incontrati in questi giorni a Trieste per riflettere sul tema della prossima Settimana Sociale, dal titolo “Al cuore della democrazia”, e abbiamo condiviso l’urgenza di rivolgere insieme un appello accorato per la Pace ai leader dei governi, ai rappresentanti delle istituzioni e in particolare a coloro che si candidano a guidare l’Unione Europea. Emerga con decisione un impegno condiviso per una Pace fondata sul riconoscimento dell’infinita e inalienabile dignità della persona.
Solo pochi giorni fa papa Francesco ha ribadito in modo inequivocabile: “Non dimentichiamoci delle guerre. Preghiamo per la pace. La guerra è sempre una sconfitta, sempre!”.
La guerra non è mai stata la soluzione dei conflitti e delle tensioni tra popoli e nazioni, ma ha sempre causato morte e sofferenza per tutti e in particolare per i più deboli, che pagano e pagheranno sempre il prezzo più alto.
La guerra è una sconfitta del diritto e della comunità internazionale e dell’umanità intera. Conflitti imperversano alle nostre porte, in Ucraina, in Terra Santa e in tanti altri posti del mondo, con armi sempre più potenti e dagli effetti devastanti per le persone e per l’ambiente. In questa ora così terribile per il mondo sentiamo di essere chiamati a una conversione profonda e a dare un giudizio comune e chiaro: la Pace è il dovere della politica. Un ostinato e creativo dovere.
L’Unione Europea, sognata sulle macerie della guerra, costruita sull’utopia della pace, ha un ruolo decisivo. E tutti noi ci sentiamo responsabili dell’eredità di politici europei, credenti e non, che hanno anteposto la vita e le ragioni che uniscono dinanzi a ciò che divide. Lo ha ricordato recentemente anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Il mondo ha bisogno di pace, stabilità, progresso, e l’Unione europea è chiamata a dare risposte concrete alle aspirazioni di quei popoli che guardano al più imponente progetto di cooperazione concepito sulle macerie del secondo conflitto mondiale”.
Per questo facciamo appello alle forze politiche e a chi si candida alle imminenti elezioni europee perché si assuma esplicitamente la responsabilità di porsi come interlocutore per la Pace, proponendo senza riserve la via diplomatica e della vera politica.
Non possiamo rassegnarci al fatto che la retorica bellicistica e la non-cultura dello scontro invada la nostra vita dalle relazioni personali alle relazioni sociali e politiche. Continueremo a impegnarci sul terreno educativo e formativo, nella solidarietà concreta verso i più deboli e le vittime delle ingiustizie, nel dialogo per il bene comune con le donne e gli uomini di buona volontà.
Oggi più che mai, la politica è “la più alta forma di carità” se persegue la Pace.

Primi firmatari:
Acli, Agesci, Azione cattolica italiana, Comunione e liberazione, Comunità di Sant’Egidio, Movimento cristiano lavoratori, Movimento politico per l’unità, Rinnovamento nello Spirito, Aidu.

(Pubblicato su Avvenire del 5 maggio 2024)