Oltre cento anni di storia delle Settimane sociali dei cattolici in Italia sono stati ricordati venerdì 15 settembre in Università Cattolica a Milano in occasione della presentazione della 50ª edizione dedicata “Al cuore della democrazia” che si aprirà il prossimo 3 luglio 2024 a Trieste. C’è una ragione storica se l’evento è avvenuto proprio in largo Gemelli. «Se questo Ateneo esiste è perché ci sono state le Settimane sociali a partire dal 1907» – ha detto monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale, introducendo i lavori della mattinata. Allora serviva un centro di alti studi promosso dai cattolici italiani e «chi prima di tutti e in maniera determinata sosteneva questa linea era il beato Toniolo che nel settembre del 1918, sul letto di morte ha chiamato Padre Agostino Gemelli, Armida Barelli e Ludovico Necchi ai quali ha consegnato la fiaccola dell’Università Cattolica del Sacro Cuore».
Ed è il Sacro Cuore che fa da cassa di risonanza al cuore della democrazia a cui è dedicata la prossima edizione della Settimana sociale. Monsignor Giuliodori ha ricordato la necessità di abitare il cambiamento stando dentro le realtà complesse del nostro tempo, di formare le nuove generazioni a custodire il patrimonio culturale ma anche a innovare attraverso energie fresche e preparazione intellettuale, e il bisogno di immaginare il futuro in sintonia con il cammino sinodale.
In questo percorso che la Chiesa italiana sta portando avanti «i temi di carattere sociale sono emersi costantemente nei cinquantamila cantieri, segno che i credenti si sentono corresponsabili della vita del Paese – ha dichiarato monsignor Luigi Renna, arcivescovo di Catania e presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali -. E cos’è la Settimana sociale se non un grande appuntamento di discernimento? Le Settimane non sono un evento o una serie di eventi, ma un popolo che da più di cento anni cerca di vivere la cittadinanza, la presenza, la ricchezza dei valori che lo caratterizzano nel nostro Paese e nell’Europa, con lo sguardo aperto sul mondo».
Il tema della partecipazione alla vita democratica torna in questo 2023 «non solo in un anno in cui saranno celebrati i 75 anni della Carta della nostra democrazia, ma in un tempo in cui notiamo una più timida partecipazione alla vita democratica e abbiamo il desiderio di far emergere il meglio di quanto è già presente nel nostro Paese, di quei “poeti sociali” che sono “seminatori di cambiamento, promotori di un processo in cui convergono milioni di piccole e grandi azioni concatenate in modo creativo, come in una poesia” (nella Fratelli tutti di Papa Francesco)» – ha continuato monsignor Renna.
«La dottrina sociale della Chiesa esplicita un pensiero compiuto sulla democrazia nella Centesimus annus, in una enciclica che possiamo dire di sintesi di un percorso magisteriale iniziato nel 1891. Afferma: “La Chiesa apprezza il sistema della democrazia, in quanto assicura la partecipazione dei cittadini alle scelte politiche e garantisce ai governanti la possibilità sia di eleggere e controllare i propri governanti, sia di sostituirli in modo pacifico, ove ciò risulti opportuno”. Come cattolici abbiamo una visione della persona e del bene comune che riempiono di senso e di contenuto la partecipazione, e quelle della dimensione morale della rappresentanza. La retta concezione della persona umana e la soggettività della società, ci ricorda il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, sono alla base della democrazia».
Il documento preparatorio sviscera il concetto di democrazia e lo riveste di un significato nuovo che mette insieme logos e intelligenza, ragione e sentimento, come ha spiegato Elena Granata, docente del Politecnico e vice presidente del Comitato Scientifico organizzatore delle Settimane sociali. «Ci voleva una parola che riportasse al cuore della democrazia che non è solo una forma di governo ma anche una forma di desiderio. E il desiderio è quello di vivere insieme volentieri, non perchè costretti ma sperimentando la comunità come luogo di libertà dove tutti sono rispettati e protagonisti. Questa parola è “partecipazione”».
Di fronte alle crisi del nostro tempo, che Granata ha identificato nella crisi della componente ambientale, in quella climatica, in quella geopolitica e in quella migratoria, occorre adesso ribaltare la prospettiva e chiedersi: «Quali sono le cose che ci spingono a partecipare? Cosa non siamo più disposti a fare? E cosa vogliamo fare?». Il documento si chiude con i temi trasversali affrontati in tutte le esperienze sui territori. In particolare, il concetto di “potere” inteso come poter essere, poter fare e poter cambiare; l’educare come esperienza creativa che tiene insieme sentimento, ragione e azione; l’attivazione della dimensione civile dell’amore con un’attenzione specifica ai poveri che sono i nostri maestri; il tornare alla parola e all’ascolto; l’abitare i luoghi delle crisi; l’immaginazione come capacità umana di pensare che la realtà non sia data una volta per sempre ma che ci metta nelle condizioni di andare oltre e di trasformare.
Con una corposa riflessione e tante domande il documento preparatorio introduce i lavori dell’evento dal 3 al 7 luglio a Trieste, di cui ha delineato il programma Sebastiano Nerozzi, docente di Storia del pensiero economico in Università Cattolica e segretario del Comitato scientifico organizzatore della Settimana sociale.
«Le Settimane sociali sono un processo che comprende la fase di lancio adesso, poi la fase di lavoro nei territori da novembre a maggio, l’evento a Trieste e infine la fase di generazione sui territori con idee e modalità nuove che andranno sperimentate» – ha spiegato il docente. La Settimana Sociale di Trieste è aperta a tutti. Delegati e visitatori potranno partecipare ai dibattiti nelle “Piazze della Democrazia” e agli eventi pubblici istituzionali, visitare i “villaggi delle buone pratiche”, partecipare alle celebrazioni liturgiche, agli spettacoli musicali, teatrali, rassegne, testimonianze. Nella preparazione sono coinvolti 1500 delegati tra diocesi, aggregazioni, movimenti laicali, scuole di formazione socio-politiche, congregazioni religiose, giovani, “Buone pratiche” che si occuperanno di molti temi suddivisi in diverse aree di approfondimento: giovani, educazione, formazione, welfare, inclusione, convivenza, cittadinanza, lavoro, ambiente, pace, cultura. Ciò che ci si aspetta di raggiungere è la sperimentazione di dinamiche partecipative per gruppi, imprese, associazioni, amministrazioni, restando aperti a nuovi e inaspettati frutti del lavoro di tutti.