Al cuore della Democrazia

Settimane Sociali

Giorgio La Pira

Verso Trieste, nel solco di Giorgio La Pira

Centoventi anni fa nasceva Giorgio La Pira. Docente universitario, cattolico convinto, antifascista, deputato all’Assemblea costituente, sindaco di Firenze, ambasciatore di pace in tutto il mondo. La 50° Settimana Sociale dei Cattolici, a Trieste dal 3 al 7 luglio 2024, che avrà come tema la democrazia e la partecipazione non potrà non tenere conto dell’eredità – politica e spirituale – del sindaco di cui è in corso la causa di beatificazione.
Patrizia Giunti, docente di diritto romano all’Università degli Studi di Firenze, è la presidente della Fondazione La Pira per il triennio 2022-2025. “Dall’esperienza terrena di Giorgio La Pira – arriva alla Settimana Sociale dei Cattolici in Italia un messaggio multiforme, che trae la sua origine dalla consacrazione laica della propria esistenza nella Pasqua del 1924, quando avvertì il richiamo della vocazione. Quel richiamo si è declinato e coniugato negli anni con la consapevolezza dell’importanza di una presenza laica, politica e sociale nel mondo accanto agli ultimi, ai poveri, ai tanti orizzonti che avevano necessità di una presenza fattiva, di speranza, solida e concreta che portasse il messaggio del Vangelo nella storicità di ogni giorno”. Per La Pira l’impegno politico era vera e propria vocazione, “un insieme di umanità e di santità, una legittimazione più alta. In ogni suo ruolo e responsabilità, dall’Assemblea costituente a parlamentare, da sindaco di Firenze ad ambasciatore di pace, si è coniugata in maniera perfetta la sua vocazione di cristiano impegnato nel sociale e nella politica e l’impegno dell’uomo di fede a tradurre nella concretezza del gesto quotidiano la chiamata degli ideali evangelici”.
Una concretezza che riecheggerà nelle Buone Pratiche della Settimana Sociale. Una concretezza che, per Giunti, ha anche bisogno di “rafforzarsi anche nella sua fisicità nell’era in cui tutto viene veicolato dal medium tecnologico”. “Proprio perché le tecnologie oggi dominanti ci consentono relazioni capillari e diffusissime – fa notare la docente – io credo che il nostro primo obiettivo, oggi, sia quello di recuperare la dimensione dell’umano”. La concretezza, insomma, non si vede nei gesti eclatanti e nei grandi trasporti, ma, come indicava La Pira, nei piccoli gesti della quotidianità. “La Pira – racconta Giunti – appena arrivato a Firenze nel 1934 dopo aver vinto la cattedra universitaria mette in atto la Mensa di San Procolo. Un primo segno visibile e concreto dell’impegno fattivo del cristiano nel soddisfare il bisogno dell’ultimo. È una distribuzione di cibo che accompagna a pochi viveri e all’Eucarestia nel tempo della grande crisi economica degli anni ’30, a cui affianca pure la lettura di un foglietto da distribuire sui grandi valori non solo del Cristianesimo, ma anche sui grandi valori sociali che fanno una comunità davvero inclusiva. Non basta la soddisfazione dei bisogni materiali, ma occorre anche elevare le persone da situazioni di marginalità sociale e culturale. Questo senso del popolo, che torna anche nella Fratelli tutti di papa Francesco, è la condivisione attorno all’altare di un’idealità che si fa umana, culturale e spirituale allo stesso tempo”.

A Trieste la riflessione sulla democrazia – a meno di un mese dopo il voto alle Europee – non potrà prescindere dall’eredità di La Pira: “Oggi la democrazia va ben oltre la percezione che ne abbiamo, la forma di governo o la dimensione procedurale che ne deriva. L’aggettivo democratico viene declinato per rappresentare una dimensione etica e valoriale. E se il modello democratico è in difficoltà, lo è per la crisi dei valori attorno al quale l’abbiamo costruito nel ‘900, con l’affermazione dei diritti fondamentali delle persone”. La docente individua alcune direttrici su cui lavorare: “Il primo obiettivo è la proprietà di linguaggio. Un grande giurista afferma che la democrazia è innanzitutto cura delle parole. Democrazia si riferisce al demos, al popolo, a cui appartiene la sovranità. Sovranismo e populismo sono le derive di questi concetti. Ci vuole dunque il coraggio di una pulizia semantica che ci restituisca un linguaggio adeguato, per ribadire l’importanza di un modello nel quale la partecipazione si fa metodo. Democrazia oggi è molto più di una forma di governo”. E anche la partecipazione va “ripulita”. Osserva infatti Giunti: “Oggi soffriamo di un eccesso di partecipazione, ma è una partecipazione ‘social’, veicolata, totalmente individuale e disintermediata. Ma questa partecipazione è pura illusione ottica di una partecipazione totale e diretta, che non può essere in alcun modo paragonata alla vera partecipazione che avviene, anche secondo l’articolo 2 della Costituzione, attraverso i corpi intermedi. Se riteniamo esaurito il nostro ruolo con la partecipazione virtuale, questo penalizza la dimensione umana e quella della fraternità, che si intrinseca in quell’atto di cura che è la cifra del Cristianesimo nella sua dimensione sociale”.
Infine, da Trieste, città di confine, di pace, di incontro tra popoli sarà rilanciato quel messaggio di pace che La Pira declinò nell’incontro concreto: “Il messaggio lapiriano – conclude Giunti – rovescia l’usuale interpretazione della pace come opzione utopica e della guerra come unica prospettiva del reale dimostrando come nell’era nucleare l’unica prospettiva realistica è la pace, una pace che tuttavia ha bisogno di essere costruita. La Settimana Sociale potrà, tra i suoi tanti messaggi, ricordare l’urgenza e l’importanza del recupero di una dimensione di pace a livello individuale e culturale”.

Andrea Canton