Partecipazione e democrazia – i concetti alla base della Settimana Sociale di Trieste – non possono essere oggetti di indagine e approfondimento se non vengono affrontati con la lente della sussidiarietà. Il professor Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, ha scritto il capitolo dedicato a questo principio all’interno del libro “Piano B. Uno spartito per rigenerare l’Italia”. “La sussidiarietà – racconta Vittadini – è l’unico modo per garantire oggi due aspetti fondamentali. Primo il benessere di tutti, dato che il welfare universalistico dello Stato non può fare tutto da solo. Secondo la democrazia, perché senza i corpi intermedi che inducono la gente a stare con gli altri per pensare al bene comune, la libertà di voto si riduce a qualcosa di assolutamente effimero che viene strumentalizzato dai dittatori di diverso tipo. La sussidiarietà è garanzia anche contro le enormi ineguaglianze che ci sono oggi nel mondo”.
La sussidiarietà, “idea cattolica diventata oggi idea universale”, viene recentemente presa a vessillo anche da grandi economisti come Raghuram Rajan, ex governatore della Banca centrale indiana: “Nel suo libro ‘Il terzo pilastro’ spiega come Stato e mercato non stiano in piedi senza le comunità locali, dove la gente costruisce insieme le risposte ai problemi che ha”. Un paradigma universale, “fondamento – secondo Vittadini – per superare il neoliberismo che ha fallito clamorosamente: l’egoismo dei singoli e la ‘mano invisibile’ non portano al benessere collettivo, ma alla prevaricazione degli uni contro gli altri”.
La riforma del terzo settore e del codice degli appalti offre nuovo supporto per dare forza al principio sussidiarietà; soprattutto la recente sentenza della Corte Costituzionale prevede che il ruolo del terzo settore e del non profit non si limiti alla fase della risposta sui fronti dei bisogni dei disabili, della lotta alla dispersione scolastica e alla povertà, ma cominci fin dalla fase della progettazione dei servizi. Meno incoraggianti, per Vittadini, le premesse della riforma dell’autonomia: “Il limite di questo progetto è che non si parla di sussidiarietà orizzontale, con il pericolo che si passi dal centralismo romano al centralismo delle Regioni. La sussidiarietà orizzontale va affrontata insieme a quella verticale”. Un “radicale cambiamento”, sul fronte della sussidiarietà, è necessario anche in Europa, in primis prevedendo “un aumento del potere del Parlamento europeo”.
A Trieste Vittadini si attende un colpo di reni: “I cattolici possono dare un contributo in virtù della forza enorme delle loro concezioni di fronte alla crisi dello Stato, perché la visione antropologica che nasce dal cattolicesimo è quella di apertura”. “Piano B” non è che la “necessità di vedere altre soluzioni” rispetto all’autoreferenzialità della politica degli ultimi trent’anni, fatta di “disprezzo delle aggregazioni” e di atomizzazione dell’individuo. La risposta possibile è quella che viene dalle Buone Pratiche di Trieste, le “tantissime esperienze positive” che danno vita a quel mosaico di realtà concrete che compongono già di fatto la presenza cattolica nella società italiana, di oggi e del futuro.
Andrea Canton